giovedì 5 aprile 2018

Caro Bordeaux, ancora non mi hai stregato...


Sono nel mio periodo francese, è ufficiale.
Ed è un periodo che, per un enofilo, potrebbe durare un'intera esistenza!
Dopo qualche entusiasmante assaggio di Champagne e Borgogna, per Pasqua ho deciso di fare un salto sull'oceano atlantico, nei pressi dell'estuario della Gironda, ossia nella regione di Bordeaux.
La scelta è finita su un S. Emilion e su un Margaux, di due Chateau di medio livello, il primo del Chateau Cardinal-Villemaurine ed il secondo del Chateau Marquis de Terme.
Si tratta di due ottimi vini, che si piazzano in una fascia di prezzo abbordabile (30-50 euro a bottiglia, a seconda dell'annata o del canale di distribuzione), che rappresentano rispettivamente uno dei comuni più prestigiosi della rive droite della Gironda, con prevalenza merlot, e l'altro della rive gauche, con prevalenza cabernet.
Per aggiungere carne al fuoco, ho optato per due annate, entrambe considerate "grandi", ma molto distanti tra loro: la 2010 per il S. Emilion e la 1986 per il Margaux!
Il risultato dell'esperimento, però, è stato molto differente da quello che mi aspettavo.
Mi aspettavo che il vino del 2010 fosse estremamente potente e quasi difficile da bere, invece era già equilibrato e bevibilissimo; mi aspettavo, poi, che il vino del 1986 fosse ancora straordinariamente giovane, ed invece qualche segno dell'età iniziava a sentirsi, soprattutto nei profumi.
Ancora, mi aspettavo che i 2 vini fossero molto differenti tra loro, invece, cercando di fare la tara rispetto alle differenze di età, ho notato alcuni tratti in comune, quali un buon corpo, una trama tannica molto levigata, una grande rotondità ed alcune note ematiche.
Più specificatamente, il Margaux era veramente setoso, forse troppo, dal momento che il tannino era pressochè scomparso. Anche l'acidità era appena accennata, dovendosi giocare le "durezze" quasi esclusivamente su una vena minerale, comunque interessante.
Il profumo aveva un primo impatto un po' evoluto, salvo poi mostrare un bouquet veramente elegante.
Sicuramente persistente, ma meno complesso di quanto mi aspettassi; si è comunque rivelato perfetto per il delicato agnello al forno di mia suocera!
Il giovane cugino di S. Emilion, invece, aveva ancora il frutto in piena maturazione, risultando sicuramente meno complesso all'olfatto, ma forse più equilibrato al palato, e più adatto a sopportare i tipici abbinamenti gastronomici da grande vino rosso.
Come ogni buona bevuta, sono soddisfatto, anche se, devo ammettere, in vini di questo livello cerco una maggiore verticalità, un tannino un po' più vivo, un'acidità più vibrante, qualche emozione in più...
Alcuni dicono che i vini di Bordeaux sono più facili da bere rispetto ai Borgogna, altri dicono l'esatto opposto.
Di sicuro ho davanti ancora tanta strada nella comprensione di queste due maestose zone, ma per ora mi trovo molto più in sintonia con il pinot nero!
Cara Bordeaux, spero che mi farai ricredere...

P.S.: sempre il giorno di Pasqua, in visita allo zio che mi ha iniziato al mondo del vino, ho assaggiato anche il Barolo Ciabot Mentin 2001 di Clerico... Mostruoso! Sinceramente, per il mio personale gusto, ha fatto le scarpe senza appello ad entrambi i cugini d'Oltralpe!

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