lunedì 20 novembre 2017

Gambellara e Soave: aspettative soddisfatte, delusioni e piacevoli sorprese



Sono reduce da una stupenda giornata tra le colline di Gambellara e Soave, un viaggio che organizzavo da qualche tempo.
Abbiamo visitato le cantine Davide Vignato e La Biancara a Gambellara e Graziano Prà e Coffele a Soave. La prima è una piccola azienda familiare, vicina alla filosofia dei vini naturali; la seconda è la cantina del presidente e fondatore di VinNatur; il terzo un viticoltore attento che si è fatto da sè, padre di alcuni dei Soave più premiati della categoria; l'ultima una realtà con forti radici storiche, che fa del "bio" un marchio di fabbrica, anch'essa vincitrice di numerosi premi da parte delle guide.
Ecco alcune riflessioni a caldo.
Mi aspettavo che Gambellara fosse più intima, ma anche più di qualità; così è stato!
Davide Vignato ci ha condotto, di persona, a vedere le rocce vulcaniche che sono la peculiarità del terrorir vicentino, ci ha mostrato le tecniche di potatura e allevamento della vite, oltre che le forti differenze tra singole zone di uno stesso vigneto (per esempio, le viti poste alla sommità della collina denominata Col Moenia, hanno solo mezzo metro di terra prima di infrangersi sulla roccia, circostanza che rende bassissima la produzione per pianta, ma altissima la qualità!).
Maule (il figlio più giovane, Alessandro), dal canto suo, ci ha parlato dei tentativi di eliminare anche zolfo e rame dal vigneto, del perchè dell'abbandono dei preparati biodinamici (non davano alcun vantaggio evidente), delle difficoltà ad eliminare ogni ossidazione del mosto in cantina e di altri accorgimenti per rendere i loro vini sempre più puliti e precisi!
Le due cantine di Soave, purtroppo, ci hanno accolto con dei giovani dipendenti che hanno potuto aggiungere poco rispetto alle caratteristiche rinvenibili sulla home page del sito aziendale...
Coffele, in particolare, ci ha fatto ricevere in una sala degustazione nel centro storico di Soave, in modo un po' confuso, da due giovanissime ragazze che sembravano recitare a memoria una piccola frase per ogni vino presentato... L'impressione è stata di un'azienda che, nonostante le dimensioni ridotte, rischia di passare dalla dimensione familiare a quella di una fredda industria... E pensare che i loro terreni in quel di Castelcerino, la storia aziendale e la filosofia biologica (vedi, tra le altre cose, l'uso del cavallo in vigna!) potrebbero essere elementi veramente notevoli, se valorizzati con un po' più di personalità e un po' meno di tecnica.
Graziano Prà, infine, si pone in una via di mezzo. Se la cantina è veramente meravigliosa come struttura e location, ed il ragazzo che ci ha accolto (anch'egli giovanissimo) preparato, anche qui si respirava un clima un po' distaccato, come se fossimo parte di una degustazione "standard", che sarebbe potuta andare bene anche ad un gruppo di giapponesi in visita a Soave.
Forse in entrambi i casi abbiamo pagato il fatto che fosse sabato pomeriggio...
Passando ai vini assaggiati, forse saremo stati influenzati da quanto fin qui riportato, ma abbiamo tutti condiviso che, anche sotto questo profilo, le due cantine di Gambellara avessero una marcia in più!
Davide Vignato propone una gamma di prodotti ampia, fatta di vini semplici, ma ben fatti, oltre che caratterizzati senza dubbio dal miglior rapporto qualità prezzo della giornata.
Interessante il "Primo incontro", garganega rifermentata in bottiglia; buoni i due bianchi fermi, fatti allo stesso modo, ma partendo dalle uve migliori per la selezione "Col Moenia"; eccellente il metodo classico da uve durella, con intriganti profumi di uva fragolina; impeccabile anche il recioto, sorretto da una bella spalla acida.
I vini di La Biancara sono stati, come ci si poteva attendere, i più apprezzati in valore assoluto.
Se il Sassaia 2016 è apparso ancora un po verde, il Pico 2016, più morbido, promette faville e già ora ci ha emozionato! Anche la bottiglia di Sassaia 2007 gentilmente aperta da Alessandro, poi, con le sue note di idrocarburi, nonostante la leggerissima rifermentazione in bottiglia, ci ha confermato la straordinaria longevità dei vini aziendali e la loro evoluzione intrigante. Il Masieri rosso ha sorpreso per i suoi sentori di liquirizia, mentre il Taj rosso in purezza (So San), ci è parso più elegante e complesso. La magia, però, è stata l'assaggio del recioto, direttamente dalla botte... Direi il vino passito più buono che abbia mai bevuto (forse al netto di qualche sauternes assaggiato in qualche fiera). Chapeau!
Venendo a Prà, la gamma dei bianchi è senz'altro completa e ben fatta, anche se ci ha emozionato il giusto. Forse tra tutti spicca il Monte Grande, che fa un passaggio in botte molto ben dosato, discostandosi dalla cifra di quasi tutti i vini degustati in giornata, più semplici, freschi e beverini. I prezzi, però, ci sono parsi un pochino alti.
Coffele, infine, ci ha proposto un metodo charmat abbastanza anonimo, così come il primo soave "Castelcerino". Maggiore personalità per il Ca' Visco e l'Alzari (anch'esso con passaggio in legno). Un po' seduto il recioto.
In conclusione, è stata una giornata interessante, dalla quale porto a casa alcune massime:
- Piccolo è bello! La gestione familiare paga, sia in termini di storytelling che di prodotto finale
- Il terroir di Gambellara è parso più interessante di quello di Soave
- I bianchi fermi da uve garganega sono vini piacevoli, freschi, facili da bere, con bassa aromaticità ed intensità aromatica, ma con una buona mineralità e sapidità, che ne donano spesso eleganza e li rendono ottimi per gli abbinamenti culinari e l'utilizzo quotidiano